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Nella vita siamo tutti di passaggio. Dentro quelle quattro mura che chiamiamo casa; nei non-luoghi quali stazioni, aeroporti, metropolitane; tra i banchi di scuola e le scrivanie del lavoro.
Dovunque noi abitiamo un luogo, una dimensione, ci lasciamo qualcosa di nostro. Ci racconta persino un po’ di noi stessi. La transitorietà a volte rischia di trasformarci in “non essere”: non sappiamo chi siamo perché perdiamo non solo il tempo, ma anche lo spazio con cui li viviamo.
Ecco perché l’opera Il passaggio, realizzata sulla parete esterna dell’ufficio interno del Centro di Ospitalità Temporanea (COT) in via Novara a Milano, insieme ai giovanissimi abitanti che l’hanno creata in un’afosa giornata di metà luglio, è una metafora affascinante. Essi si sono infatti riappropriati di un luogo temporaneo per le loro vite ma non per questo privo di importanza per ciò che rappresenta adesso; e chissà per il loro futuro.

Tempo, identità, speranza: sono tanti i temi che quei ragazzi mi hanno messo tra le mani con le loro idee e i loro disegni. Si è trattato di un lavoro volontario; ho sposato la causa di Ludovica Montanaro, educatrice per la cooperativa “Intrecci” e ideatrice della giornata di street art al COT. Grazie anche all’aiuto degli altri educatori presenti in fase preliminare, i ragazzi residenti nel campo mi hanno così consegnato queste suggestioni. Ho scansionato i loro bozzetti e ho cercato poi di unire il significato che ciascun ragazzo voleva attribuire a questa parete posizionata all’interno del Centro.

stepdase-passaggio-street-art-COT-milanoIl disegno finale rappresenta dunque il passaggio, inteso non solo come luogo ma anche come trasmissione di qualcosa. I due volti rappresentano ipoteticamente un adulto e un bambino legati da diversi elementi tra loro in relazione. La figura di sinistra, metafora di qualsivoglia figura educativa di riferimento, consegna attraverso una rosa enorme il suo sapere, le attitudini e i propri valori al piccolo di destra pronto a riceverlo con un altro fiore. Questo legame è raffigurato attraverso un simbolo a mio avviso molto suggestivo: l’aeroplanino di carta, quella cosa che sai da dove parte ma non sai dove arriverà. Proprio come i percorsi di vita di ciascuno di noi. Sulla parete poi sono “appese” una chiave e una casetta in miniatura; per i ragazzi rappresenta la possibilità di ricevere aiuto dagli educatori che frequentano l’ufficio in qualunque momento ne abbiano bisogno. Sulla porta infine è stato dipinto un sole con una serratura; immagine criptica di qualcosa che possiamo aprire ma per cui ci serve ancora una chiave da cercare. Sopra lo stipite è stato poi griffato il nome e il civico del campo (COT 451), dal momento che per i ragazzi è qualcosa in cui riconoscere una propria identità.

stepdase-passaggio-street-art-COT-milanoPer me è stata una giornata di lavoro incredibilmente stimolante. Come educatore e come writer professionista ho avuto l’occasione di entrare in contatto con un contesto limite e interagire con le giovani generazioni che vi abitano. Sono rimasto piacevolmente colpito dalla dedizione e dalla partecipazione dei ragazzi, i quali hanno dimostrato grande interesse e soprattutto curiosità nel mettersi alla prova con un’arte nata proprio per dare voce a chi non ha altro modo per farsi ascoltare. Non è stata solo un’efficace operazione di riqualificazione urbana di uno spazio vissuto. Ho voluto far conoscere quest’arte espressiva a dei ragazzi e ragazze che vivono in container e dare loro l’opportunità di far capire la forza di quest’arte di strada. Grazie a questo linguaggio spero abbiano capito come il writing e la cultura hip-hop, che hanno rappresentato per me una casa, sia un veicolo espressivo per diventare qualcuno e far sapere che esistono.


Titolo: Il passaggio
Dove: Milano, Centro di Ospitalità Temporanea di via Novara
Quando: luglio 2024
Misure: 35m/q
Tecnica: spray su lamiera
Foto: Jacopo Orlo

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